Pinacoteca di Brera Riflessi di Leonardo

Vengono comunemente denominati Leonardeschi quei pittori e quegli artisti, inizialmente lombardi, attivi dall’inizio del XVI secolo, che furono seguaci in modi diversi dello stile di Leonardo da Vinci.

Bramantino, che svolge il suo primo apprendistato presso un orafo milanese, Francesco Camperiis, con il quale si impegnava a stare per sei anni.

In area emiliana, il caso del Francia (intimo di Girolamo Pandolfi da Casio, orafo e mercante di preziosi, oltre che letterato), il pittore che dal 1469 praticava il mestiere di orafo e che il Vasari dice essersi esercitato nello smalto, nei nielli, nonché nei “conij per medaglie”.

Marco d’Oggiono, il 6 aprile 1487 lo vediamo sottoscrivere un contratto di apprendistato, tramite cui Protasio Crivelli si impegnava a lavorare con lui in “arte ameniandi” per 6 anni.

Giovanni Ambrogio, miniatore tra il 1472 e 1493 al servizio di Vitaliano e Francesco Borromeo, di Bianca Maria, decoratore per l’Imperatore Massimiliano per il quale realizzò una preziosa coperta con filati in seta, argento, oro e al centro lo stemma imperiale completato dai consueti “laboribus ab aurifice” cioè perle, pietre preziose, minuterie in metallo pregiato e lavorato e da 4 Zaffiri agli angoli.

Inoltre è mediatore tra l’Imperatore e le botteghe d’arti suntuarie di Milano, come fecero nel secondo Cinquecento Prospero Visconti e Pirro Visconti Borromeo, con le Corti di Monaco e di Mantova.

Altri artisti orafi “i Leonardeschi” nel corso degli anni sono riusciti a tramandare gli studi e le intuizioni di Leonardo da Vinci che da 500 anni permettono di realizzare gioielli e oggetti di lusso esaltando le emozioni di chi li indossa.

Dove se visto in nur’altra citade tante arte tante exempli e mestierari qui ve abuntantia de le cose rade qual cosa dura che qui non se impari non satu ben che spesso adir toccade non andar a Melan senza danari d’oro d’ariento seta lana e smalti più che Melan par nessun se exalti Arme da fa poi guerra a tutto el mondo e cento campi armar con quel de Xerse.

In questa vivace situazione, dove i prodotti suntuari (broccati auroserici, armi, smalti, oggetti preziosi diversi) costituivano le merci trainanti delle economie locali, il maestro toscano giungerà trentenne, forse annunciandosi attraverso la famosa lettera di presentazione a Ludovico il Moro, non autografata ma ritenuta autentica, in cui la pittura figura alla fine di una lunga sequenza di competenze, preceduta tra l’altro dalla scultura.